In Italia la cultura del cibo a domicilio sta subendo un importante cambiamento.
Non si ordinano più solo le classiche pizze.
A confermarlo è un recente osservatorio di Just Eat, uno dei più importanti servizi consegna pasti in Europa.
Just Eat ha rilevato che la richiesta del cosiddetto healthy food, nel 2017, è aumentata del 120% rispetto al 2016.
Più nello specifico, sono stati spediti circa 5mila chili di frutta (+23%), compresi i frullati e le macedonie, e 18mila chili di insalate di ogni tipo (+36%).
Anche i dati Censis-Coldiretti confermano la crescita del settore: nel 2017 sono stati 4 milioni gli italiani che si affidano ad app per ordinare cibo e riceverlo a domicilio, mentre sono 11 milioni gli italiani che usano regolarmente il telefono per ordinare.
Rispetto ai concorrenti più giovani, è Just Eat a fare la parte del leone, diffuso capillarmente sul territorio nazionale dove non offre ovunque il servizio di logistica per le consegne, ma piattaforma e app per ordinare e pagare i pasti ai ristoranti in possesso di un servizio di consegne autonomo.
Tra i maggiori concorrenti della piattaforma inglese spiccano, Deliveroo e Foodora, servizi di consegna via app che mettono a disposizione di ristoranti, pizzerie, bar e locali una flotta di fattorini in bicicletta.
C’è anche il caso del «ristorante digitale» Foorban che ha recentemente chiuso un secondo round di raccolta da un milione e mezzo di euro.
Foorban controlla tutto il processo, dal software di gestione degli ordini alla produzione in speciali cucine, fino alla consegna a domicilio, in modo integrato.
La spagnola Glovo, poi, è riuscita a chiudere un accordo con Mc Donald’s per occuparsi della consegna dei pasti del fast food a casa degli italiani.
Le italiane Foodracers e Moovenda, invece, hanno puntato su mercati minori, dove i servizi delle concorrenti non erano ancora arrivati o erano deboli.
La prima, nata a Treviso, si è specializzata nel servizio di logistica di food delivery nelle piccole province. La seconda si è concentrata su Roma e Napoli.
Entrambe hanno dichiarato nel 2017 transazioni oltre i 2,5 milioni di euro.