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3 Giugno 2018
Creatività, competenze e qualità diffusa: queste le qualità del settore vitivinicolo italiano.
Ma accanto ad esse, per Federvini, è necessario aggiungere: logistica integrata, e-commerce, servizi bancari di supporto e blockchain.
E questo presuppone un approccio sistemico da un lato e l’allargamento degli attori della filiera dall’altro.
Questo il punto di vista di Federvini.
In una intervista a Repubblica il Presidente Sandro Boscaini parla di digitalizzazione dei canali di comunicazione e di vendita che hanno accorciato le distanze tra il vigneto e la tavola.
Vendere on line, infatti, vuole dire raggiungere i consumatori ed il mercato in modo più veloce ed efficiente.
Eppure, in Italia, i numeri sono ancora relativamente bassi.
Questo perché nel nostro Paese il canale on line è frazionato e appannaggio quasi esclusivo delle giovani generazioni.
Eppure è un canale sempre più strategico negli altri paesi: dalla ricerca Ovse-Ceves emerge che in Cina circa il 20% del vino è venduto online per un valore stimato di 1,4 mld euro; negli Usa l’e-commerce ha il 15% di penetrazione retail vicino a circa 1 miliardo di euro; in UK il fatturato è di 0,9 mld euro pari al 12% dei movimenti di vendita dei vini, in Francia il 10% del vino nazionale è venduto online, in Spagna è l’8% di tutto il vino commercializzato, in Germania il 5% e in Italia solo circa lo 0,5 % per un valore di circa 25 mio/euro nel 2017.
Ma entro il 2025 si pensa ad un fatturato complessivo 10 volte maggiore.
C’è un ulteriore tema che emerge e che può essere risolto grazie alle competenze distintive dei produttori italiani: la bassa qualità della spedizione.
Da una ricerca condotta per conto di UPS, una quota non trascurabile di quanti acquistano vino online non è del tutto soddisfatta della propria esperienza di acquisto.
Il 37% dei consumatori Ue non è contento delle informazioni fornite sulla data di consegna; il 45% delle opzioni di spedizione offerte; la stessa percentuale degli acquirenti online vorrebbe il controllo sulla data di consegna e il 42% sul luogo di consegna (Fonte ComScore 2015).
“Oggi – afferma Boscaini – la cosiddetta “terziarizzazione della manifattura” – in un contesto di eccellenze – è ciò che fa la differenza.
I servizi riguardano le attività a monte come la progettazione, indagine di mercato, capacità di intercettare e anticipare le esigenze del consumatore, R&D, attenzione alla logistica delle materie prime – e quelle a valle, marketing, servizio post-vendita, modularizzazione/personalizzazione del prodotto, potenziamento della brand awareness e del contenuto aspirazionale del consumo, logistica del prodotto finito.
Grazie a questi trigger di valore, l’industria del vino italiano come rileva Mediobanca, ha in cinque anni superato la redditività del settore alimentare, a 8,7 contro 8,2.