Industria 4.0, trasformazione digitale, nuove tecnologie.
Le aziende sono chiamate ad attrezzarsi per affrontare il cambiamento, altrimenti si rischia di farsi trovare impreparati e di perdere la possibilità di crescere e svilupparsi.
Le imprese e le istituzioni devono lavorare in modo combinato per permettere a questa “rivoluzione” di prendere piede nel modo più ottimale ed efficiente possibile.
Sono passati due anni dalla presentazione del Piano Industria 4.0, modificato poi dalla Legge di Bilancio 2019, che rappresenta l’occasione per le aziende di svilupparsi e cavalcare l’onda della rivoluzione digitale.
Il piano è stato presentato il 21 settembre 2016 dall’allora Ministero dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e prevede un insieme di misure organiche e complementari che favoriscano gli investimenti per l’innovazione e la competitività.
Incentivi, startup, trasformazione tecnologica a 360°, agevolazioni fiscali sono solo alcune delle misure che si muovono nella direzione del cambiamento digitale.
L’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano è il punto di riferimento italiano per i manager che devono comprendere le innovazioni digitali che stanno trasformando l’industria, codificando e rendendo fruibile la conoscenza sul tema, e ha effettuato una ricerca sulla valutazione delle competenze.
Lo studio rivela che solo il 6% delle organizzazioni italiane ha già completato l’analisi delle competenze che riguardano il piano di innovazione digitale, concentrato soprattutto su Smart Factory, Smart Supply Chain e Cybersecurity, mentre il 42% delle imprese sta ancora effettuando l’esame e il 26% deve ancora iniziare, anche se l’intenzione di farlo è ben consolidata.
Alle interviste dell’Osservatorio hanno preso parte oltre 200 aziende che hanno mostrato come l’Italia stia viaggiando bene verso la digitalizzazione, per conquistare una posizione nel campo dell’industria e dello sviluppo economico europeo.
“Negli ultimi due anni il mercato della digitalizzazione industriale in Italia è praticamente raddoppiato, spinto da una politica industriale moderna e rafforzato dagli incentivi, mentre la consapevolezza di Industria 4.0 e la conoscenza delle nuove tecnologie sono ormai diffuse in quasi tutte le realtà produttive del Paese” ha precisato il Direttore Scientifico degli Osservatori, Alessandro Perego, che spiega quanto sia importante per il Paese investire sulle iniziative per sviluppare l’Industria 4.0 e sulla formazione digitale dei lavorativi.
Infatti il Direttore esprime la sua preoccupazione sul cambiamento futuro di molte mansioni lavorative, cambiamento che però non ci deve cogliere impreparati, e per questo le aziende e le istituzioni italiane devono fornirsi di strumenti adatti per la riconversione e il reinserimento professionale e per la formazione delle nuove competenze digitali necessarie.
Assieme a Alessandro Perego, anche Marco Planzi, Associate Partner di P4I – Parners4Innovation, azienda che offre alle imprese e alle pubbliche amministrazioni servizi di advisory e coaching durante il percorso di trasformazione digitale e innovazione, prende la parola spiegando che “la pervasività della Digital Transformation sta spingendo le organizzazioni a sviluppare in ogni area aziendale nuove competenze e professionalità: non si tratta più, quindi, di un fenomeno che riguarda solo la direzione IT o le aziende tecnologiche italiane, ma di una realtà per tutti i settori e le funzioni aziendali, che impone un ripensamento dei processi e servizi”.
Nell’ultimo anno le aziende hanno acquisito consapevolezza sul tema dell’industria 4.0, anche se il sondaggio mostra che meno del 30% delle imprese afferma di sentirsi pronta al cambiamento e addirittura meno del 20% ha già un planning per la formazione e selezione delle nuove competenze.
Quindi, i temi più interessanti da analizzare sono la formazione 4.0 e la funzione delle Human Resources.
Come si è detto, la formazione è una delle priorità delle aziende in questo momento di trasformazione digitale, perché il team di lavoro deve avere le competenze adatte per questa nuova sfida che si troverà ad affrontare.
Secondo il sondaggio, il 53% delle imprese intervistate si rivolgerà solo a una modalità, interna o esterna, per il percorso di formazione, mentre il 25% circa intende usufruire di entrambe le risorse.
La modalità esterna consiste nella formazione e nella consulenza fornite da società dedicate a questi campi, da fornitori di tecnologie, digital innovation hub, scuole e università.
Mentre la modalità interna va a utilizzare le risorse dell’azienda.
Oltre all’e-learning si stanno diffondendo anche i serious games, giochi digitali che hanno scopi educativi oltre a quelli di intrattenimento, e la realtà aumentata per la formazione dei tecnici.
Dalla ricerca è emerso che le competenze più importanti sulle quali si deve concentrare in maggior misura la formazione riguardano le aree di Smart Factory, Supply Chain e Cybersecurity, e in particolare le competenze specifiche sono cinque: lean manifacturing, gestione della supply chain, cybersecurity, manutenzione smart, organizzazione lavoro- relazione uomo/macchina.
Anche se la maggior parte delle ditte si sta rendendo conto dell’importanza delle competenze 4.0, la ricerca mostra come le HR e le sue funzioni siano quasi escluse da questo progetto.
I dati dichiarano che nel 40% delle imprese le HR non sono coinvolte nello sviluppo e nella crescita delle strategie aziendali, mentre solo nel 12% ne sono rese parte in maniera attiva.
La necessità di far crescere questi dati, e quindi il coinvolgimento delle HR nello sviluppo delle competenze e delle strategie aziendali 4.0, è fondamentale per il benessere delle organizzazioni italiane nel prossimo futuro, per sopravvivere alla corsa alla velocità della luce verso il cambiamento tecnologico in quasi ogni processo.