E-commerce e omnicanalità: sono queste ormai le frontiere a cui le aziende devono saper rispondere in maniera sempre più innovativa e tecnologica.
Evoluzioni come queste, infatti, ridefiniscono il concetto di domanda-offerta e impongono una nuova comprensione delle esigenze del mercato.
La stessa intralogistica si evolve, incontrando e interfacciandosi con i concetti di collaborazione, dialogo, innovazione e crescita.
Si apre quindi per le aziende di logistica – e non solo – un nuovo scenario nel quale sono coinvolti i produttori di soluzioni, le aziende utilizzatrici, i centri studi e di ricerca, i media, gli organizzatori di convegni, fiere e manifestazioni in ambito logistico.
L’obiettivo comune?
Comprendere le attuali necessità, ideare soluzioni e sistemi in linea con esse, creare un dialogo costante e occasioni di incontro reale per scambiare esperienze, in un reciproco arricchimento.
Proprio in quest’ottica è nato l’Osservatorio Intralogistica, iniziativa ideata dalla manifestazione Intralogistica Italia, fiera di riferimento per soluzioni e sistemi integrati di movimentazione industriale, gestione del magazzino, stoccaggio dei materiali e picking, e che si svolge con cadenza triennale a FieraMilano – Rho, con la prossima edizione in programma dal 4 al 7 maggio 2021.
L’obiettivo di Osservatorio Intralogistica è stato quello di dar vita a un think tank nel quale dare voce a più prospettive e monitorare ciò che le aziende stanno facendo o pensano di fare in un immediato futuro.
L’indagine, Osservatorio Intralogistica, è stata organizzata insieme a Largo Consumo, con il supporto dell’Università degli Studi di Parma e Gea Consulenti di direzione.
Il focus si è concentrato sulle industrie del largo consumo alimentare e non, e le interviste (sono stati coinvolti circa 106 manager) si sono svolte tra aprile e maggio 2019.
Nel 50% dei casi i manager intervistati facevano parte di aziende appartenenti alla categoria Distribuzione e Retail, nel 37% ad aziende della produzione industriale, nel 10% ad aziende di altra natura, e nel restante 3% dei casi ad imprese di altro tipo.
Quasi la totalità delle aziende intervistate opera già con un assetto distributivo significativo, in multi-magazzino e con un importante dispiego di aree (92% del campione).
Nel 69% dei casi, poi, il magazzino principale è di grandi dimensioni, raggiungendo oltre i 10mila metri quadrati.
Ciò che è forse maggiormente interessante è il modo in cui stanno mutando le figure dei responsabili della logistica rispetto al passato, molto più attenti alle evoluzioni tecnologiche, specie a supporto delle attività di magazzino.
C’è poi il super ammortamento legato all’Industry 4.0 a incentivare a questo tipo di approccio le aziende, per quanto sia ancora la minoranza (il 40% del totale) ad essersi mossa in questa direzione.
Il driver principale del cambiamento tecnologico appare essere la ricerca di una maggiore efficienza, ma anche la necessità di far fronte a e-commerce e omni-canalità, oltre che al fronteggiare una riduzione dei livelli di scorta.
Intanto sono state tuttavia implementate alcune nuove soluzioni o applicazioni tecnologiche, nei magazzini delle imprese selezionate.
Quella più gettonata riguarda i sistemi di movimentazione tradizionali, nel 97% dei casi.
Al secondo posto i software gestionali WMS, con il 91% delle “preferenze”, seguiti da soluzioni automatizzate per lo stoccaggio, terminali RF wireless di ultima generazione, sistemi avanzati di lettura e soluzioni per il picking, oltre infine a implementazioni volte ad aumentare la sicurezza come i sistemi anti-collisione. Solo 2 aziende su 5 (il 42%, per la precisione) hanno fatto ricorso alle agevolazioni fiscali dei super e iper ammortamenti per Industria 4.0.
Il 30% del campione non lo ha fatto, mentre nel 28% dei casi c’è l’intenzione a farlo, per quanto ancora non siano state prese decisioni in merito.
Una fiera, quella di Intralogistica Italia, nata per rispecchiare e dar voce alle esigenze del mercato e per ascoltare le esigenze dei clienti.
Soprattutto in termini di ultime tendenze.
Particolare interesse in tale direzione è stato riservato infatti al tema del rispetto ambientale.
In questo senso l’opinione pubblica da tempo chiede alle aziende una responsabilità maggiormente accentuata, e le imprese stanno seguendo le indicazioni dei consumatori.
I magazzini e i sistemi di produzione rappresentano infatti una voce ragguardevole quando si parla di emissioni in atmosfera, anche se in realtà il driver principale che ha reso le imprese più “eco-friendly” è la possibilità di ottimizzare le spese in ottica di un risparmio energetico più deciso.
Nel 57% dei casi le imprese hanno dei magazzini dotati di impianti e/o soluzioni per la co-generazione. Una su quattro (il 25%) possiede impianti solo parziali, mentre nel 18% dei casi non ve ne sono affatto.
Ciò che le imprese cercano è poi il tasso di autonomia energetica, e in questo particolare segmento si potrebbe ancora fare di più.
Nel 56% dei casi si è raggiunta un’autonomia del 15% circa, nell’11% dei casi un’autonomia fino al 25%, mentre nel 33% dei casi un’autonomia del 35% e più.
Infine, tra le soluzioni più gettonate per raggiungere l’efficientamento energetico troviamo soluzioni di illumazione a led, impianti fotovoltaici, edifici a basso assorbimento energetico e bassa dispersione e soluzioni di ricarica carrelli con basse dispersioni.
Vi è infine la parte dell’indagine dedicata all’esternalizzazione di alcune delle attività logistiche delle aziende: una soluzione a cui gli operatori intervistati si sono affidati per garantire una maggiore efficienza, flessibilità ed elasticità alle proprie operazioni.
Questo è a maggior ragione vero nel momento in cui vi è un picco di richieste.
Altre situazioni in cui esternalizzare può essere una risposta importante è laddove si cerchi uno sviluppo del business anche attraverso una piena variabilizzazione dei costi, e quando si ha la necessità di operare h24 senza incorrere nella gestione di aspetti connessi alla gestione dei turni di riposo e limitazioni di legge di vario tipo.
Secondo l’Osservatorio Intralogistica, si ricorre all’outsourcing soprattutto e quasi esclusivamente in alcuni periodi dell’anno, e si sceglie l’operatore terzo in base alla trasparenza con cui si pone.
Dalla sostenibilità ambientale all’automazione, fino all’outsourcing, il panorama delle aziende mostra una certa flessibilità e un’attenzione importante alla sostenibilità ambientale, ma un’inclinazione ancora solo parziale quando si parla di implementazione di buone pratiche per l’automazione.
La strada è ancora lunga, insomma, ma il sentiero è quello giusto.
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