Premessa
Infrastrutture di alta qualità e innovative per sostenere la crescita economica.
Ma anche per favorire quel meccanismo di inclusione sociale che porta al benessere collettivo e all’accesso ai servizi per tutti.
È ciò che si è stabilito con la Dichiarazione di Cagliari e il Documento Finale adottato al termine dei lavori dei ministri dei Trasporti del G7 e dalla commissaria Ue Violeta Bulc.
Inoltre, è stato approvato un testo che ha trovato l’unanimità dei firmatari in tutti i suoi punti.
Anche da parte degli Stati Uniti, che ad oggi devono affrontare il delicato tema delle infrastrutture obsolete, e in particolare dei ponti, denunciati da un articolo del Wall Street Journal.
La maggior parte dei fondi destinati alle autostrade e ai ponti provengono dalle tasse federali sui carburanti (che corrispondono circa alle accise in Italia), che non sono state più ritoccate dal 1993.
Questo ha portato ben 25 Stati dell’Unione ad aumentare le tasse locali sulla benzina o cercare delle formule alternative per trovare i fondi necessari a coprire gli interventi di ammodernamento.
In proposito, il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, ha promesso mille miliardi di investimenti nelle infrastrutture, gran parte dei quali dovrebbe provenire da privati.
Il problema delle risorse per le infrastrutture
Josh Bivens, Policy Director dell’Economic Policy Institute, ha calcolato che, investendo 18 miliardi di dollari l’anno in strade, ponti e corsi d’acqua navigabili, il PIL nazionale crescerebbe di 29 miliardi, creando nel solo primo anno 200mila posti di lavoro.
Nell’ultimo report, pubblicato a maggio, The American Society Of Civil Engineering (ASCE) ha assegnato alle infrastrutture americane il voto D+, su una scala che va da A (punteggio massimo) a F (punteggio minimo).
Lo stesso documento, inoltre, stima che entro il 2040 saranno necessari 5,1 trilioni di dollari per ammodernare le infrastrutture americane, segnalando peraltro che, attualmente, il 32% delle strade principali è in condizioni definite come poor o mediocre.
Va inoltre considerato che 60mila ponti sono in uno stato di deficit strutturale, mentre il 45% degli americani non ha ancora accesso a treni e metropolitane.
L’ASCE ha calcolato che, se il gap infrastrutturale degli Stati Uniti non sarà colmato entro il 2025, l’economia perderà sino ad allora una porzione di PIL pari a 4 trilioni di dollari e 2,5 milioni di posti di lavoro.
L’ultimo ampio investimento pubblico in infrastrutture prima di Obama risale al 1956, quando Eisenhower creò l’Interstate Highway System, spendendo circa il 2,4% del PIL.
Il fondo, sovvenzionato con le tasse sulla benzina, continua a garantire i lavori di mantenimento nel sistema, ma non è abbastanza consistente per soddisfare le necessità odierne.
Secondo l’American Road & Transportation Builders Association (ARTBA), le infrastrutture di trasporto sono il settore trainante della crescita economica americana.
All’interno del suo report, Market Forecast 2016 calcola che il settore crescerà del 4% nel corso dell’anno, sostenuto dallo sviluppo dei suoi comparti più importanti, dalle strade ai tunnel, dalle metropolitane agli aeroporti.
Le strade e i ponti
Il 32% delle maggiori strade è in condizioni mediocri.
Questo, in termini di riparazioni e costi operativi, pesa sulla collettività per 67 miliardi di dollari.
Il 43% delle maggiori autostrade urbane è congestionato, comportando una spesa annuale per gli automobilisti in termini di carburante sprecato di 101 miliardi di dollari, oltre a 39 ore perse ogni anno nel traffico.
L’investimento annuale necessario da parte del governo fino al 2028 è rivolto a tre diversi obiettivi:
Un recente incremento delle tasse statali sul carburante e sulle commissioni per gli automobilisti, così come un numero ingente di iniziative di finanziamento locale approvate nel novembre 2016, dovrebbe supportare alcuni mercati locali per i prossimi cinque anni.
Inoltre, sono state approvate 267 misure in 24 Stati nel 2016, che supporteranno 207 miliardi di dollari in autostrade, ponti, porti e spese di trasporto nei prossimi 40 anni.
Quanto, invece, alla situazione dei ponti, negli Stati Uniti 1 su 9 è ha deficit strutturali.
L’età media dei ponti americani è di 42 anni; quasi il 30% di questi ha superato di cinque anni la lifetime prevista.
Questi dati confermano che il sistema di ponti e gallerie negli Usa ha urgente bisogno di manutenzione, ma le prospettive per il futuro sono positive.
Il mercato delle costruzioni di tunnel e ponti, sebbene previsto in leggero calo nel 2017, con 32,9 miliardi di dollari rispetto al valore record di 33,3 miliardi di dollari nel 2016, tornerà a crescere già nel 2018.
Inoltre il settore ha uno stretto legame con gli investimenti nelle autostrade: storicamente, il mercato dei ponti mostra un forte incremento quando vi sono investimenti federali nelle autostrade.
A guidare la crescita del settore vi sono 9 Stati, che rappresentano, insieme, oltre il 53% del mercato nazionale: California, Florida, Illinois, New Jersey, New York, Pennsylvania, Texas, North Carolina e Ohio.
Gli acquirenti si aspettano anche consegne più rapide.
Due acquirenti su cinque dichiarano di avere bisogno di consegne in giornata per almeno un quarto dei propri ordini industriali, mentre il 60% afferma di avere solitamente bisogno di consegne entro le 48 ore o anche in un tempo inferiore per tutti i propri ordini.
Lo studio ha messo anche in luce la crescente importanza dell’assicurazione come parte integrante dell’offerta del fornitore e l’aumento delle vendite transfrontaliere.
Metà degli intervistati europei ha dichiarato di essere disposta a cambiare fornitore in caso di un’offerta che preveda un’assicurazione migliore.
Per quanto concerne le vendite transfrontaliere, lo studio mostra come il 33% degli intervistati acquisti prodotti al di fuori del mercato interno, soprattutto dagli altri Paesi europei.
Dopo l’Europa, gli Stati Uniti e la Cina sono i principali Paesi di approvvigionamento per gli acquirenti.
Scambi commerciali
Secondo l’ARTBA, la crescita degli scambi commerciali favorirà, nei prossimi cinque anni, lo sviluppo di nuovi progetti sulla rete ferroviaria leggera, grazie soprattutto al trasporto delle merci, settore in cui gli investimenti principalmente privati sono passati da 13,5 miliardi di dollari nel 2015 a 13,6 nel 2016.
Il Fast Act prevede una spinta per gli investimenti del trasporto pubblico, incrementandone gli investimenti federali dagli attuali 10,7 miliardi di dollari a 12,6 miliardi nel 2020.
Il mercato delle costruzioni dei trasporti pubblici e ferroviari è previsto in crescita, passando dai 19,3 miliardi di dollari nel 2016 ai 20,3 nel 2017, un incremento, dunque, del 5%.
Gli investimenti per metropolitane e ferrovie leggere cresceranno del 3,7% fino a raggiungere 7,7 miliardi di dollari, poco sotto il livello record di 7,8 miliardi registrato nel 2015.
La richiesta per il trasporto merci è comunque prevista in aumento a seguito dei trend di incremento della popolazione e dell’economia.
La crescita futura sarà comunque supportata da diversi fattori, tra cui spiccano:
Il futuro di aeroporti e canali
Alcune analisi mostrano che l’investimento nelle infrastrutture aeree continua a decrescere, nonostante l’economia americana stia bruciando miliardi di dollari a causa della congestione e dei ritardi degli aeroporti, con un costo pari a 34 miliardi di dollari per il 2020 e 63 miliardi per il 2040.
Investendo 18,4 miliardi all’anno sarebbe, invece, possibile salvare 1,21 trilioni di dollari in profitto domestico lordo e proteggere 2,7 trilioni in business sales.
È comunque prevista la costruzione di 14 nuovi aeroporti in Alaska, Arkansas, Georgia, Iowa, Illinois, Montana, North Dakota, New Mexico, Nevada e Wyoming per un costo totale di 154 milioni di dollari.
Il valore totale delle costruzioni per le piste e i terminal degli aeroporti aumenterà, crescendo da 13,1 miliardi nel 2016 a 13,2 miliardi nel 2017.
Infine, i porti americani necessitano, entro i prossimi dieci anni, di almeno 28,9 miliardi di dollari in interventi di ammodernamento per l’accesso intermodale alle strade, per i ponti e i transiti.
La media dei fondi federali annuali stanziati per il settore è di 800 milioni di dollari a fronte di 1,3 miliardi invece necessari, che fa stimare un gap nel finanziamento al 2040 pari a 45,6 miliardi.
Gli investimenti in porti e via marittime previsti sono di 2,1 miliardi di dollari nel 2017: i principali lavori necessari includono l’aggiornamento dei servizi, la costruzione di canali più profondi, la sostituzione di dighe e la riduzione del traffico.
Inoltre, l’espansione del Canale di Panama comporterà un investimento di almeno 46 miliardi di dollari entro il 2017 per ammodernare le strutture e gli impianti dei porti attraverso il Paese.