Il 2018 dovrebbe essere l’anno dei beacon.
Così dicono i produttori hardware e software per il retail, ma ancora stentano a decollare.
Eppure sono oggetti molto semplici: si tratta di piccoli trasmettitori Bluetooth che diffondono informazioni.
La tecnologia è 4.0 Low Energy, o Smart, che consumano pochissimo ma di contro hanno una comunicazione unicamente mono-direzionale.
Le informazioni vengono inviate ad un’app da scaricare sullo smartphone, che contestualizza i dati ricevuti.
Concretamente, a cosa servono i beacon?
Potrebbero, ad esempio, trasmettere l’identificativo del prodotto, la sua posizione all’interno del punto vendita e i vantaggi principali sono l’implementazione del proximity marketing e una migliore esperienza d’acquisto nei negozi fisici: i beacon raggiungono i clienti in maniera meno invasiva rispetto ai sistemi GPS e i dati aggiornati evidenziano promozioni e suggerimenti.
Nonostante questo i beacon, sebbene non si tratti di un flop, sono in rallentamento.
Un motivo riguarda il mondo retail in sè, che in questa fase è più concentrato sulla digitalizzazione della supply chain e l’implementazione dell’e-commerce.
Un altro invece è dato dagli stessi beacon: non possono essere realizzati da soli, ma sono il punto d’arrivo di una strategia più ampia, che ingloba infrastrutture, servizi, app e software gestionali, che non sempre sono perfettamente integrati.