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La Stampa 3D: uno studio sulle implicazioni nella supply chain e non solo
Una ricerca a cura del laboratorio Rise dell’università di Brescia


Hardware e Software per il Magazzino

La Stampa 3D: uno studio sulle implicazioni nella supply chain e non solo

21 Dicembre 2016

Premessa
Quali tecnologie digitali avranno un impatto sostanziale sui volumi della produzione industriale?

In che modo, e con quale magnitudo, le tecnologie digitali identificate realizzeranno tale impatto?
Basandosi su fonti comprovate, inserite all’interno di un rigoroso protocollo di ricerca, il rapporto mira a stimare l’impatto economico delle tecnologie digitali sulle attività produttive e quindi logistiche.
Sviluppato con il supporto di CONFETRA – Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica.

I numeri della stampa 3D
La società di consulenza The Boston Consulting Group ha sviluppato un’approfondita ricerca intitolata “Impact of technology trends on parcel market” (Impatto della tecnologia sul mercato dei corrieri).

In tale ricerca vengono analizzati diversi fattori tra cui: big data (l’enorme quantità di informazioni sensibili disponibile tramite l’on-line), le stampanti 3D, i mezzi di trasporto senza conducente, il commercio elettronico e in generale le piattaforme digitali.

L’analisi di Bcg quantifica in circa 5 miliardi di dollari il mercato potenziale delle stampanti 3D nel 2017, in quasi 1.300 miliardi di dollari quello dell’e-commerce nel 2018 e prevede risparmi del 5-10% per chi saprà valorizzare nel modo giusto l’enorme mole di informazioni disponibile sul mercato nell’era digitale.

Inoltre prospetta una potenziale decrescita del 10-20% delle attività per la logistica retail con l’avvento dei locker (i terminali che consentono di inviare e ricevere merce acquistata on-line.

L’impatto delle tecnologie sui processi aziendali
La ricerca, inoltre, vuole approfondire la conoscenza e l’utilizzo di sei tecnologie, tra le più citate e richiamate da diverse fonti autorevoli, in grado di modificare in maniera sostanziale sia i processi aziendali sia i prodotti offerti:

  • Additive manufacturing: processo di realizzazione di prodotti per aggiunta di strati di materiale e non per asportazione
  • Internet delle cose: connessione di oggetti e di cose alla rete di Internet con la quale scambiano informazioni e dati
  • Social Manufacturing: strumenti e soluzioni grazie a cui le aziende estendono la propria capacità produttiva e progettuale (crowdsourcing), abilitando lo scambio di informazioni continuo con clienti e fornitori
  • Realtà Aumentata: aggiunta e sovrapposizione di informazioni sulla realtà circostante per una maggiore comprensione della stessa
  • Realtà virtuale: creazione di una mondo virtuale nel quale l’utente si trova completamente immerso e distaccato dalla realtà
  • Intelligenza artificiale e robotica: realizzazione di robot e macchine più sofisticate e avanzate in grado di comunicare con l’uomo in modo diretto e naturale, con tempi di programmazione ridotti e di apprendere dal mondo circostante
  • Nanotecnologie e materiali avanzati: manipolazione della materiale a livello atomico per realizzare materiali con proprietà fisco/chimiche ottimizzate

In termini assoluti, l’impatto delle tecnologie non sarà trascurabile.
Anche nello scenario più cautelativo, l’impatto congiunto di stampa 3D e IoT & Analytics porterà ad una riduzione della merce movimentata per circa 100 miliardi di € nel 2025; in una vista meno prudenziale, tale riduzione potrà spingersi sino a circa 150 miliardi di euro.

Anche nel breve periodo gli impatti non saranno irrilevanti: nel 2017 è possibile stimare una riduzione del valore della produzione movimentata tra i 30 e i 50 miliardi di euro, che diventeranno 40-60 nel 2020.
Considerando che il valore della produzione movimentata registrato in Italia è pari a circa 4.000 miliardi di euro, l’impatto delle tecnologie si traduce in una riduzione percentuale tra il 2,3% ed il 3,9% nel 2025.


Uno scenario positivo per gli operatori della logistica

La diffusione della stampa 3D e dell’IoT porterà non solo riduzioni di volume di merce da movimentare, ma anche componenti positive per gli operatori logistici, da considerare per completare il quadro.

La stampa 3D richiederà la produzione (e quindi la distribuzione) di milioni di stampanti, e delle materie prime e componenti per costruirle.
Analogamente per l’IoT occorrerà produrre e movimentare miliardi di sensori, tag, rilevatori, attuatori, necessari per rendere gli oggetti intelligenti.

Si può dire che tra 10 anni le attività logistico-produttive non saranno radicalmente trasformate dall’avvento di stampa 3D e IoT.

Viste le percentuali d’incidenza inferiori al 5% del valore della produzione movimentata, l’impatto del digitale sarà contenuto, anche se non trascurabile.

“Gli scenari apocalittici descritti – commentano Massimo Zanardini e Andrea Bacchetti del Laboratorio RISE – da alcuni rapporti di ricerca per chi movimenta la merce prodotta, appaiono sovradimensionati, quantomeno nel prossimo decennio.
Anche se in alcuni settori gli impatti saranno ben più significativi della media sopra esposta”, si legge nel rapporto del Laboratorio RISE.

Questo però non deve far abbassare la guardia.
La trasformazione digitale richiede alla logistica adeguamenti immediati.
Per esempio gli operatori di questo settore devono ottimizzare la gestione delle consegne “last mile”.
I clienti richiederanno infatti sempre più spesso prodotti personalizzati (con tempi di consegna sempre più stretti), realizzati necessariamente vicino a essi, ad esempio presso hub dedicati, centri di produzione collettiva, Fablab. Aumenterà quindi la parcellizzazione delle consegne, da questi punti di produzione capillarmente diffusi sul territorio verso il consumatore finale.

I risvolti sulla supply chain
Il decentramento delle attività produttive, necessario per garantire reattività rispetto a questo nuovo tipo di domanda, potrebbe provocare due profondi cambiamenti nelle supply chain: aumentare la prossimità delle attività produttive ai punti di consumo, riducendo la lunghezza delle filiere, e ridurre le scorte lungo i nodi di tali filiere, liberando capitale immobilizzato.
E quindi potrebbe aprire scenari del tutto nuovi per gli operatori logistici.

“Perché non pensare ai centri distributivi dei provider logistici come a possibili centri di produzione additiva sparsi sul territorio?
Questo ovviamente a patto di poter accedere ai modelli 3D dei singoli componenti messi a disposizione dai produttori,(…) Si tratterebbe – conclude il Laboratorio RIS – di un vero e proprio nuovo modello di business, sia per il produttore, sia per l’operatore logistico.
Come nel mercato discografico i Compact Disk sono stati sostituiti da piattaforme di download, anche nel manifatturiero la vendita di pezzi fisici potrebbe essere sostituita dalla vendita di modelli digitali, poi realizzati fisicamente dal consumatore, a casa o in un centro produttivo dedicato geograficamente molto vicino”.

Di fine del processo di delocalizzazione ha parlato, invece, la direttrice di McKinsey, Catherine George, partecipando lo scorso luglio al World Manufacturing Forum “la vera sfida per l’85% delle aziende manifatturiere globali – ha detto – sarà la vicinanza al cliente”.

Un sogno possibile per la stragrande maggioranza delle aziende manifatturiere grazie all’utilizzo delle stampanti 3D. Letta in quest’ottica, la fine della delocalizzazione sembra sempre più vicina.

TalTale scelta strategica – in special modo per le aziende europee e statunitensi – supporterà le fabbriche nella riduzione dei costi legati ai processi di supply chain e R&D, nonché agirà da volano per proceduralizzare processi di produzione personalizzata.





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