Trasporti nazionali e internazionali
Corridoio da 1,2 miliardi l’anno.
08 dicembre 2015
Uno studio del Certet Bocconi, presentato e realizzato in collaborazione con l’Ambasciata della Svizzera e le aziende Apm Terminals Italia, Hupac Intermodal SA e Rivalta Terminal Europa Spa, analizza i costi per l’Italia rispetto ai cinque anni di lasso temporale che intercorrono tra l’apertura del nuovo Gottardo (Svizzera), prevista per la fine del 2016, e l’apertura del Terzo Valico nell’appennino ligure (2021).
Tra mancati introiti per l’erario e mancati guadagni per le imprese di settore e per il sistema bancario - ben 1,2 miliardi di euro l’anno -, il totale stimato è di 6 miliardi.
Per la propria parte di realizzazione del nuovo corridoio multimodale, la Svizzera ha realizzato investimenti per 17,6 miliardi di euro, già interamente finanziati.
La fine dei lavori è prevista nel 2020, ma tappa fondamentale, a fine 2016, sarà l’apertura del nuovo Gottardo.
Il 2021 è invece la data, secondo le stime, non prima della quale potrebbe aprire il Terzo Valico (tra Genova e Novi Ligure).
I lavori sono già cominciati ma, secondo le stime, la prima tappa fondamentale del Piano, l’apertura del Terzo Valico, non andrebbe a regime prima della fine del 2021.
Il Certet ha analizzato la produttività, prima europea e poi in particolare italiana, di questi cinque anni di differenza tra i tempi svizzeri e quelli italiani.
Per quanto riguarda l’Europa, se il corridoio italiano fosse completato in parallelo ai tempi svizzeri, consentendo il riequilibrio del traffico verso i porti liguri, porterebbe a un risparmio totale annuo di 185,7 milioni di euro, in termini di riduzione delle distanze marittime (82 mln di euro), di distanze ferroviarie terrestri (65 mln) e riduzione di costi di immobilizzo delle merci (38,7 mln).
Per l’Italia, i 5 anni di differenza nel time to market del Terzo Valico, secondo il Certet produrranno un mancato recupero di movimentazione degli hub liguri, valutato in 300 mila TEU l’anno, tra import ed export.
E, considerando 7.100 euro per ogni TEU movimentato in meno sull’import (dei quali il 55% va all’erario) e 927 per ogni TEU di mancato introito sull’export, si arriverebbe a 1,2 miliardi di euro l’anno di mancati introiti, oltre 650 milioni dei quali andrebbe all’erario.