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Fincantieri: 2.551 esuberi, chiusura di due cantieri e mezzo
24 maggio 2011
Fincantieri in 200 anni di storia ha costruito 7 mila navi, di cui 2 mila militari, ma adesso lo scenario di mercato è drammatico: nel mondo la domanda armatoriale dal 2007 al 2010 ha subìto un crollo del 55%, cioè si è più che dimezzata, e in Europa si sono persi 50 mila posti di lavoro.
Alla luce di questo, il piano industriale Fincantieri 2010-2014 prevede 2.551 posti di lavoro da eliminare su 8.500 (un taglio del 30% della forza lavoro), chiusura completa di due cantieri su otto, ovvero Castellammare di Stabia e Sestri Ponente, con un drastico ridimensionamento di Riva Trigoso.
Un piano «inaccettabile», l'ha definito il leader della Fiom, Maurizio Landini, evidenziando la «pericolosa assenza del governo», cui chiederà una convocazione in tempi rapidi.
Anche il segretario nazionale della Uilm, Mario Ghini, chiede di riprendere il tavolo al Ministero dello sviluppo e definisce non accettabile un piano in cui la soluzione del rilancio di Fincantieri passi attraverso la riduzione dei siti e la riduzione occupazionale. Boccia il piano anche la Fim («rinunciatario») che chiede un «cambio di impostazione».
L'Ugl assicura il proprio impegno per evitare le pesanti ricadute occupazionali e produttive.
Sale intanto la preoccupazione non solo tra i lavoratori dei siti a rischio (quelli di Castellammare hanno organizzato un presidio a Roma; quelli di Sestri Ponente sono entrati in sciopero appena ricevute notizie dalla capitale); ma anche tra gli amministratori locali: il presidente di Regione Liguria Claudio Burlando ha definito il piano «inaccettabile» e convocato un vertice per decidere le iniziative da prendere; il presidente campano Stefano Caldoro ha chiesto un tavolo con il Governo e punta ad un'intesa che possa salvare Castellammare.