Come per tutta la tecnologia, la progressiva diffusione su larga scala e il parallelo abbattimento dei costi hanno reso soluzioni, in principio elitarie, di pubblico e sempre più comune utilizzo.
E’ naturale che sia così anche per l’identificazione in radio frequenza: se fino a non molti anni fa muoveva con timidezza i primi passi in campo logistico scontando elevati costi di implementazione e gestione oggi, seppur ancora lontani da poter definire l’Rfid alla portata di tutti, lo si può trovare negli skipass, nei carrelli della spesa, ecc.
E’ naturale quindi che l’Rfid trovi ambiti di applicazione sempre più quotidiani, per esempio anche quando siamo al volante. Sono diverse infatti le iniziative e i progetti che hanno sfruttato le potenzialità dell’identificazione in radio frequenza per agevolare o monitorare il comportamento di noi automobilisti.
La città Finlandese di Oulu, per esempio, ha avviato nel settembre del 2007 un progetto pilota che consente agli automobilisti, grazie all’uso dell’Rfid, il pagamento dei parcometri stradali e dei garage mediante il proprio telefono cellulare.
Il progetto ha inizialmente coinvolto 50 utenti dotati di cellulari Nokia 6131 contenenti un modulo Rfid “Near Field Communication” e sulle cui auto è stata apposta, in prossimità del parabrezza, una SmartTouch label con memoria leggibile e scrivibile.
L’amministrazione di Oulu ha poi provveduto a collocare oltre 400 tag Rfid presso lampioni, parcometri ed entrate dei parcheggi del centro cittadino.
Al posteggio dell’autovettura, il conducente avvicina il cellulare prima allo sticker posto sul parabrezza – in modo da ricevere l’identificativo dell’auto – e successivamente ad uno dei tag posizionati per strada, ricevendone l’ID.
Entrambi i dati vengono comunicati via GPRS ad un server che al passare di ogni ora provvede ad inviare un messaggio di promemoria per evitare che il guidatore ritiri l’auto dimenticandosi di darne “comunicazione”.
Al ritiro dell’auto infatti, è necessario avvicinare di nuovo il cellulare alla memoria posta sul parabrezza e sul display compariranno durata del posteggio e importo che verrà automaticamente scalato dal conto corrente o dalla carta di credito.
Attraversando l’oceano, un altro esempio ci giunge dagli Stati Uniti dove circa un anno fa è stato lanciata una sperimentazione simile che rende più veloce ed immediato il pagamento presso le stazioni di lavaggio.
Facendo leva sulla nota ricerca della comodità da parte del consumatore americano e prendendo spunto dal sistema “drive through” dei fast food, si è pensato di velocizzare e rendere più comodo il pagamento dell’autolavaggio ricorrendo all’Rfid.
Un tag di piccole dimensioni viene posto sul parabrezza in corrispondenza dello specchietto retrovisore (in modo da non ridurre la visuale durante la guida), corredato da un numero di identificazione univoca, stampato anche sotto forma di barcode.
In questo modo in caso di malfunzionamento è possibile identificare il cliente utilizzando i metodi “tradizionali”.
All’avvicinarsi dell’autovettura al tunnel per il lavaggio, il cliente viene immediatamente riconosciuto grazie alla radio frequenza e non appena quest’ultimo seleziona il tipo di lavaggio, il pagamento viene automaticamente addebitato sul conto o sulla carta di credito predefiniti.
Il servizio potrà poi memorizzare la tipologia di lavaggio scelta abitualmente dal cliente e riproporla nelle successive visite oltre ad offrire raccolte punti, offerte speciali per i clienti più assidui, ecc., il tutto conservato in un server centrale.
Sempre negli USA la Ford, uno dei colossi mondiali della produzione di veicoli, in occasione del salone dell’auto di Chicago tenutosi lo scorso febbraio, ha presentato un nuovo “accessorio” che a partire dal 2009 potrà essere montato su richiesta nei pick-up della serie F e nei van della serie E destinati al mercato americano.
Si tratta di una soluzione pensata soprattutto per i costruttori e per tutti i professionisti dell’edilizia, anche se le applicazioni in futuro potranno essere molteplici.
In sostanza il sistema consta di un computer posizionato all’interno dell’abitacolo (che funge anche da navigatore satellitare) collegato con lettori Rfid posizionati nel vano carico dell’automezzo.
E’ poi necessario dotare di tag passivi gli attrezzi e gli strumenti che si vogliono monitorare associando i numeri identificativi dei primi al nome dei secondi.
Ogni volta che il veicolo viene messo in moto, il sistema provvede automaticamente a verificare il materiale presente nel vano di carico e a segnalare quello mancante in base ad una checking list precedentemente definita.
Inoltre è anche possibile raggruppare attrezzi e strumenti di lavoro in gruppi in modo da monitorare la completezza di ciascuno di essi.
Infine il sistema riconosce anche la presenza di oggetti “taggati” ma estranei al veicolo perché, ad esempio, caricati erroneamente.
Anche alle isole Bermuda, infine, è in atto un’iniziativa pilota che prevede l’installazione di un tag Rfid su ciascuno dei 25.000 automezzi in uso sulle strade dei 53 kmq complessivi dell’arcipelago.
Il progetto è nato dalla difficoltà dell’amministrazione locale di verificare la regolarità dei permessi di circolazione che si traduce in mancati introiti pari a circa 2 milioni di dollari annui a causa del mancato pagamento del suddetto permesso.
Nel 2004, per fronteggiare la situazione, si è cominciato a studiare il problema in collaborazione con la 3M e nel maggio del 2007 è iniziata la sperimentazione che ha previsto l’applicazione di un tag ad ogni automezzo circolante sull’arcipelago (al momento si è optato per escludere i 22.000 motoveicoli in uso).
Attraverso un sistema di “gate” fissi i veicoli vengono monitorati al loro passaggio e nel caso venga riscontrata un’irregolarità nel permesso di circolazione viene scattata una foto della targa che permette di risalire al proprietario del mezzo.
Attraverso questo sistema le Autorità locali contano di contenere l’evasione del pagamento del permesso al di sotto dell’1%.