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Retail digitale: serve puntare alla disintermediazione

L'e-commerce può essere implementato offrendo al cliente servizi di "curation"




Outsourcing

Retail digitale: serve puntare alla disintermediazione

18 Luglio 2017

La rivoluzione dell’e­-commerce è sotto gli occhi di tutti: i grandi brand hanno abbracciato la causa e si parla sempre di più di omnichannel.
Ma secondo alcuni esperti la carica innovativa del retail digitale ha subito un rallentamento.
L’omnicanalità richiede maggiori sforzi da parte delle imprese, l’e­commerce non basta più: il futuro è in un approccio integrato tra analogico e digitale, e questo significa impiegare tempi, risorse e tecnologie.

Come si può migliorare ulteriormente il retail digitale?
Un esempio è quello impiegato nel mondo del fashion: si punta alla disintermediazione, alla creazione di rapporti dinamici nel corso della filiera produttiva.
Una soluzione che investe il B2B, ma che fatica a prender piede nel B2C.

La disintermediazione infatti è intesa anche come accorciamento delle distanze tra le offerte e i consumatori, e non si tratta soltanto di vendere in maniera più agevole e rapida, ma anche di offrire servizi di “curation”, strettamente personalizzati.

Un caso vincente è quello dell’americana Rent the Runway, che propone abiti a noleggio: un esempio di come il prodotto può diventare un servizio.
Un’altra soluzione, sempre adottata da Rent the Runway, è quella del passaggio dalla vendita di prodotti agli abbonamenti: in questo caso, il cliente paga una certa cifra mensile e l’azienda gli invia gli articoli che ritiene incontrino meglio i suoi gusti.





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